Montesanto vecchio detto Madonneja a cura di Giuseppe Cinquegrana edito da Libritalia
Il luogo subì pesantemente il terremoto del 1659, che la Società Italiana di Scienze quantifica in 10 casi dirute e 8 morti (Reale Accademia, 1896:199). Questo territorio viene registrato per la preziosità dell'olio, il lavoro della seta del lino, per il buon grano e il gustoso quanto ricercato miele, i fichi secchi, oltre che per l'abbondanza di frutti di ogni genere. Giovanni Vivenzio, nella sua Istoria dei Tremuoti nelle province calabre, lo racconta distrutto dal terremoto del 1783, i cui danni furano subito gravi dalle prime scosse del 28 marzo che, cagionarono persino molte fenditure nel suolo, indussero gli abitanti a fuggire verso la parte più alta, sul piano detto del "Monastero", dove riedificheranno la nuova Montesanto.
Un nutrito repertorio fotografico impreziosisce l’opera dell’antropologo Pino Cinquegrana che, in diverse spedizioni con Vincenzo Curigliano ha osservato, studiato sul posto, ipotizzato e confrontato con latri luoghi abbandonati questo spazio che, se adeguatamente rivalutato, saprebbe dare risposte naturalistici di grande respiro rilanciando il territorio verso nuovi orizzonti turistico-ambientali.