Il fatto è che di grandi realtà industriali nel settore delle due ruote, da noi c’erano solamente Piaggio e Innocenti, che infatti sulle prime non hanno risentito granchè dell’espansione nipponica. Anzi, limitatamente al solo settore scooter, si potrebbe pure dire che almeno in quegli anni questi nostri due marchi avessero ancora qualcosa da insegnare.
Le altre case motociclistiche, per contro erano di dimensioni artigianali o poco più. Magari erano ancora in grado di fare numeri abbastanza importanti, ma non erano comunque strutturate come vere grandi industrie; inoltre la loro proprietà e la dirigenza, non possedevano più una mentalità adeguata ad affrontare i tempi, che stavano cambiando con maggior rapidità rispetto al passato. Tra i nostri costruttori, certo c’erano ancora marchi blasonati, come Gilera, Moto Guzzi, Benelli, Parilla, Bianchi. Moto Morini e Ducati, che aveva anche una fonderia interna. Quest’ultima però scontava il fatto di essere a gestione statale, quindi controllata da burocrati e politicanti di stanza a Roma e che nella stragrande maggioranza dei casi, non sapevano proprio nulla di moto e manco ne erano appassionati. Le altre nostre Case in pratica erano “a conduzione familiare”, con gli ovvi limiti che questo comporta. Aspettarsi una politica aziendale davvero lungimirante, in un simile contesto sarebbe stato quindi alquanto arduo.