L'Affruntata - un'antica e suggestiva storia di Calabria - di Giuseppe Morello - Li edizioni
I rituali del periodo pasquale segnano l’intero territorio calabrese, e presentano una ricchezza e un’articolazione che stupiscono, oltre che per la grande capacità organizzativa, anche per il lungo impegno profuso da intere comunità.
Più delle feste estive, più dei tanti pellegrinaggi, più delle feste natalizie, il racconto della Morte e della Rinascita coinvolge e unisce le diverse comunità, a volte sparse e frammentate, erose e dilatate, vuote o affollate, della regione.
Tutti i riti hanno al centro la rappresentazione, la narrazione, la drammatizzazione di un dolore, di un lutto e poi di una gioia, immensi ed esemplari. È il dolore di Maria, della Madre che ha perso il Figlio, è il dolore di una Passione e Morte che prelude a una Rinascita “modello” per tutti, come quella vissuta da Cristo, che, alla fine, trionfa sulla morte.
Le diverse ritualità costituiscono un grande ordito letterario, mitico, religioso che vede coinvolte e impegnate intere comunità, anziani, giovani, donne e bambini. Le chiese, le strade, le piazze, i vicoli, i calvari, i cimiteri diventano luoghi densi di “sacralità”, spazi scenici “eccezionali” dove viene recitata, raccontata, rappresentata, teatralizzata – in forme drammatiche - una “vicenda”, antica e sempre attuale (come lo sono la morte e la vita) nella quale tutti continuano ad identificarsi. (Vito Teti Antropologo)
L’Affrontata fa sentire nei cuori la gioia della Pasqua; è un momento di emozioni donato, afferrato nel correre del tempo, per riportarci a Cristo, per permetterci di “incontrare” Cristo… non solo a Pasqua! Questo è quanto sentono e testimoniano ogni anno, puntualmente, con semplicità di cuore e con passione, i fratelli della chiesa del Rosario, «questa storica Chiesa – come scriveva il compianto arciprete Onofrio Brindisi – che è il cuore della Terravecchia, che pompa ancora vitalmente l’antico sangue della nostra gente: onesta, terragna, lavoratora e fedele alla Chiesa ed alle sue “tradizioni”».Sarebbe ogni anno un’occasione mancata, personale e comunitaria, se anche la nostra Affrontata, nella sua qualità di annuncio popolare del kerigma, in armonia con tutta la divina liturgia, non rinnovi l’urgenza e la grazia di questo Incontro di Vita, che rigenera vita nuova in Cristo. Confrontarci con Lui, inchinarci solo davanti alla sua Signoria, affrontare nella sua luce le inevitabili questioni terrene, in questa provvida corsa con velocità diverse, proiettati tutti verso un’unica meta. (Mons. Filippo Ramondino - Rettore e Padre Spirituale)