di Massimo STAZI - ISBN 9788855480161 - LIBRITALIA EDIZIONI
Sullo sfondo il desiderio di svincolo dalla famiglia di origine, all’orizzonte le incantevoli suggestioni offerte dalle valli alpine, nella memoria il flebile eco di una tragedia avvenuta molti anni addietro: ha inizio così per l’autore di questo libro un’avventura bramata da tempo, un viaggio solitario alla scoperta di sé stesso in cui sono gli incontri fortuiti, la moto e la strada ad offrire la loro calda e strana compagnia. “Mi sentivo un adolescente e non lo ero, mi sentivo grande e non lo ero, mi sentivo libero e non lo ero, mi sentivo però… e questo mi bastava!” Pensieri e parole strappati agli appunti di viaggio sugellanò l’incontro da parte del giovane Massimo Stazi con alcuni dei luoghi che diventeranno per lui tanto significativi da ispirare l’argomento della sua tesi di laurea dal titolo “Siamo tutti Vajont”.
La partecipazione ad una Conferenza dal titolo interessante, lo scaffale di una libreria nel pieno centro di Cortina e l’acquisto all’ultimo momento di un libro di T. Merlin accendono nell’autore un desiderio irrefrenabile di approfondire una questione e determinano quella che sarà la prossima tappa del suo viaggio: Longarone e la grande diga del Vajont. È a questo punto che, un viaggio ispirato dall’ ebrezza di sperimentare la libertà e l’onnipotenza giovanile unite al gusto di mettersi alla prova, si plasma, si modella e si trasforma in un itinerario segnato dal senso della
responsabilità e da quello del dovere rispetto alla memoria di una storia, una storia che – come sottolinea Massimo Stazi in un suo passaggio – ‘è fatta sia di grandezze che di debolezze umane’.
L’autore, a mio avviso, riesce a cogliere con lucida coerenza nella storia della tragedia del Vajont alcuni importanti aspetti psicologici che caratterizzano anche la storia di altre grandi catastrofi dell’umanità: il rischio di cadere nell’ oblio sotto il peso della rimozione e quello di reiterarsi sotto il segno della ripetizione . Non a caso egli la definisce come la storia ‘vaporizzata di intere comunità’ con la loro lingua e la loro cultura e non esita ad individuare dei parallelismi tra la storia della diga del Vajont, la nostra cultura moderna e il nostro modo di essere nell’attualità.
Il libro nasce con l’auspicio di dar voce ai superstiti, ai sopravvissuti, ma anche ai soccorritori di una catastrofe rispetto alla quale sono stati riconosciuti dallo Stato sia la prevedibilità dell’evento che la responsabilità sociale. Un altro intento, anche se non apertamente dichiarato dall’autore, mi sembra quello di estinguere, attraverso la pratica della memoria e della sua narrazione, un debito contratto con le popolazioni di quei luoghi, durante i giorni della sua permanenza. Si tratta di un debito contratto in virtù dell’ospitalità e della disponibilità ricevute da una comunità pudica e schiva rispetto al proprio dolore, a testimonianza forse di quel sentimento di vergogna che affligge chi vive nel tormento di essere stato in qualche modo colpevole di quella che poi si è verificata essere una tragedia umana. Un punto di originalità dunque mi sembra risiedere proprio in questo duplice aspetto della memoria: memoria come obbligo morale e come dovere sociale per non incorrere di nuovo in una ripetizione, memoria anche come esercizio e come impegno per saldare un debito. Se poi questo debito acquisisca anche qualche altro significato simbolico rintracciabile attraverso i punti di contatto con la biografia dell’autore, non ci è concesso saperlo, ma questo quesito lascia ampio spazio alla fervida immaginazione del lettore. Riuscirà l’autore nell’intento che si era prefissato all’inizio del suo lavoro? La storia rivive sia nei punti di snodo più importanti della vicenda che nelle testimonianze dirette di superstiti, sopravvissuti e soccorritori, la memoria è interrogata attraverso le domande che scuotono le coscienze e che ristabiliscono il peso delle responsabilità, la lingua e la cultura di una comunità riemergono grazie alla squisita reinterpretazione da parte dell’autore del lessico, del dialetto e dell’intercalare locale…